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Chioggia: il meraviglioso microcosmo delle Tegnue

Chioggia: Il mare, elemento determinante per portare Chioggia tra le mete ambite dai turisti internazionali e per conquistare il titolo di Capitale della Cultura 2024. Ci crede Piero Mescalchin, padovano di origine ma chioggiotto d’adozione, padre delle Tegnùe, presidente dell’omonima associazione e convinto sostenitore della necessità di promuovere i beni nascosti della città.

Chioggia nella top ten delle finaliste a Capitale della Cultura. Se lo aspettava?

«Certo, anzi mi congratulo con chi ha lanciato l’idea, un gruppo di persone innamorate della loro città. Chioggia ha molti aspetti unici e con un pizzico di presunzione proprio io ho unito a questi il mare e le sue Tegnùe, chiedendo all’Unesco che sia dichiarato Patrimonio dell’umanità nel 2010. Anche il linguaggio di questa città è cultura: le Tegnùe devono il loro nome al verbo trattenere perché queste asperità del fondo trattenevano le reti dei pescatori. Queste isole di roccia sono proprio davanti alla città, ne parlava il biologo Giuseppe Olivi già nel 1792. Poi sono nate le leggende, pareva che fosse l’antica Chioggia sprofondata nel mare, tanto che nella giornate di buona visibilità si scorgeva elevarsi dal fondo il vecchio campanile. L’attività subacquea scoprì invece che si trattava di formazioni calcaree risalenti a qualche migliaio di anni fa. Trascurate per anni, le Tegnùe sono giunte alla ribalta negli anni Ottanta, quando con la mia telecamera ho portato in superficie le meraviglie che si celavano sul fondo e ho iniziato la mia opera di divulgazione».

Lei prima e più di altri ha visto le enormi potenzialità di Chioggia e del suo mare. .. Quale carta può giocare secondo lei la città per conquistare la giuria?

«La mia attenzione è chiaramente rivolta al mare che conosco da 50 anni e dove ho svolto la mia attività subacquea. Ricordo l’intervento di un oceanografo in un convegno a Chioggia che descriveva, partendo da un emisfero, questo puntino che erano le Tegnùe di Chioggia, spiegandone le peculiarità che le rendono uniche: la poca profondità, la convergenza dei maggiori fiumi italiani che portano sì l’acqua torbida ma anche ricchissima di nutrienti e quindi di vita. Non nego l’importanza delle immagini video e foto che ho continuato a diffondere quotidianamente sui social, riuscendo così a promuovere conoscenza e rispetto per il mare attorno a cui si gioca tutto il futuro di Chioggia».

Come può l’elemento mare diventare determinante per il turismo, in particolare per quello internazionale che sta guardando con tanto interesse la città?

«L’elemento mare diventa determinante sotto molti aspetti, in primis per la pesca, dato che questo mare è ricchissimo di vita, ma anche per la ricerca e il turismo. Le Tegnùe dal 2002 sono Zona di tutela biologica dove sono vietati ogni genere di pesca e di prelievo. È un’oasi dove regna la biodiversità, quindi di altissimo valore scientifico. Vari istituti di ricerca sono stati impegnati negli anni, ma ancora c’è molto da scoprire specialmente nell’ambito bentonico data l’alta concentrazione di poriferi, ascidie, alghe e crostacei. Si può incoraggiare l’attività subacquea sportiva ecocompatibile. La presenza di moltissime specie rende l’immersione molto interessante, in particolare se accompagnati da guide preparate. Si possono proporre anche mostre di fotografie, oggi molto apprezzate dai turisti, con proiezioni di videodocumentari per bambini e adulti. Dovrebbero tutti capire che il mare non si esaurisce in superficie: esiste davvero un altro mondo». Elisabetta B. Anzoletti


 
   
 
 
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