Introduzione

 
 

Negli ultimi decenni è cresciuta la consapevolezza della minaccia cui è sottoposta la biodiversità, principalmente a causa delle attività dell’uomo. Recenti studi hanno inoltre evidenziato come gli ecosistemi che conosciamo, sia marini che terrestri, siano profondamente diversi da com’erano poche centinaia di anni fa, o addirittura poche decadi fa.

In particolare, nell’ambito degli ambienti marini, la pesca è considerata la prima causa di alterazione della struttura e del funzionamento degli ecosistemi e di erosione della biodiversità. È urgente, quindi, affrontare il problema dell’impoverimento degli ambienti marini e mettere in atto politiche di recupero e conservazione. Il primo passo per affrontare questa sfida è conoscere lo stato delle risorse e studiare come sono cambiate nel tempo.

In questo contesto è attivo dal 2000 il programma “Census of Marine Life”, che coinvolge più di 70 nazioni ed ha l’obiettivo di descrivere a livello globale la diversità, la distribuzione e l’abbondanza delle popolazioni marine nel passato, nel presente e nel futuro.

La componente storica di questo progetto è affidata ad HMAP, “History of Marine Animal Populations”, un progetto multidisciplinare che vede la collaborazione di ricercatori afferenti a diverse discipline scientifiche ed umanistiche (ecologi, biologi marini, storici, antropologi, ecc.).


Il valore dell’approccio storico sta ottenendo nell’ecologia marina un’attenzione crescente, dal momento che l’interesse degli ecologi della pesca per troppo tempo si è focalizzato sullo studio di trends recenti. La descrizione degli ecosistemi marini è per sua natura complessa e subordinata all’utilizzo di tecnologie e metodologie di indagine adeguate ad un ambiente così eterogeneo ed ostile, ed è quindi stata perseguita in modo sistematico ed efficace solo recentemente. Secondo alcuni scienziati, però, il ritmo dei cambiamenti attualmente in corso sarebbe talmente rapido che, ad esempio, la percezione da parte dei giovani ricercatori di oggi della sua biodiversità sarebbe radicalmente diversa da quella delle generazioni precedenti. Un problema che limita non solo la comprensione dei fattori dinamici che sono alla base dei processi ecologici in corso, ma anche l’identificazione di obiettivi gestionali concreti. In sintesi, il gestore che volesse riportare l’Adriatico al suo stato di naturalità (sempre che questo possa essere un obiettivo adeguato da perseguire) non saprebbe definirlo, quindi non sarebbe in grado di orientare le proprie azioni in modo preciso, ma soprattutto di verificare se i suoi sforzi sono stati premiati o meno.

Allo scopo, nell’ambito del progetto HMAP, sono stati individuati 13 casi-studio, uno dei quali riguarda il Mediterraneo ed il mar Nero ed è coordinato dalla Prof.ssa Ruthy Gertwagen dell’Università di Haifa (Israele), nel cui contesto è attivo dal 2006 il presente progetto relativo alla Laguna di Venezia e all’Alto Adriatico.


Alto Adriatico e Laguna di Venezia

Per quanto riguarda l’Adriatico e la Laguna di Venezia molteplici sembrano essere le fonti utilizzabili. Ad esempio i documenti relativi al periodo della dominazione dell’Impero Austro-Ungarico, in cui si trova traccia del commercio e della pesca di specie marine e della relativa legislazione, nonché la descrizione delle flotte pescherecce operanti in Adriatico. A queste si aggiungono le prime descrizioni dei naturalisti, come le monumentali opere dell’Abate Olivi e di Stefano Chiereghin, di Fortunato Luigi Naccari e Alessandro Pericle Ninni, di Michele Stossich e Carlo Marchesetti, che descrissero nel 19° secolo le specie di invertebrati e vertebrati presenti nell’Adriatico e nelle sue lagune. Fino a giungere poi a pubblicazioni scientifiche come Neptunia, patrocinata da Levi Morenos ed edita dalla Società Veneta di Pesca ed Acquacoltura, che tra la fine e l’inizio del 1900 aveva come scopo la diffusione della conoscenza scientifica dell’ambiente marino e la difesa e sviluppo delle attività di sfruttamento dell’Adriatico. Oppure i dati statistici di sbarcato dei maggiori porti dell’Alto Adriatico, raccolti ed analizzati nella prima metà dello scorso secolo da Umberto D’Ancona. Per arrivare infine alle più recenti statistiche di pesca dei principali mercati ittici e dei trawl survey.

 

presentazione del progetto (file multimediale)