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Il tesoro delle Tegnue va in malora

 

25 Aprile 2013

 

CHIOGGIA Tegnùe alla deriva. La zona di tutela biologica sta versando da mesi nel degrado, senza finanziamenti per la guardiania e la riparazione delle mede, con problemi di pesca abusiva e abbandono di rifiuti. Il presidente dell’associazione “Tegnùe onlus”, Piero Mescalchin, nell’ennesima lettera al Comune lancia un grido d’allarme facendo intuire che si rischia che i volontari, da anni impegnati nella cura e nella promozione dell’oasi marina, gettino la spugna. «La situazione sta peggiorando di giorno in giorno», spiega Mescalchin, «sono sparite molte boe di ormeggio e i percorsi subacquei sono continuamente divelti da ancore e azioni di pesca. La convenzione che esisteva tra Comune e Capitaneria per un’azione di controllo intensificata è cessata con la fine dell’anno e non è stata rinnovata. La Capitaneria è disponibile, ma con grossi problemi economici che limitano le uscite solo per le emergenze. Perché una parte del secondo stralcio della Regione, di 750.000 euro, non viene riservata per permettere controlli sistematici? Uomini e mezzi ci sono, basterebbe un contributo per il carburante». L’associazione si è anche resa disponibile a rinunciare all’acquisto già programmato di un robot subacqueo per devolvere la cifra a favore di uno strumento che permette il monitoraggio da terra. Già un mese fa Mescalchin aveva denunciato lo stato di indebitamento dell’associazione che si è esposta anticipando spese per 25.000 euro, sostenendo che le tegnùe stessero scontando il peso di beghe burocratiche tra Comune e Regione. «Noi non possiamo continuare così», spiega, «un conto è lavorare a titolo gratuito, un altro esporsi economicamente. È inevitabile la rinuncia alla convenzione col Comune a causa dello scoperto che siamo costretti a sopportare per il reiterato danneggiamento delle boe e per la continua distruzione dei percorsi che molti volontari rinnovano inutilmente. È assurdo, se non controproducente, che il Comune abbia attivato un ufficio per le pubbliche relazioni sulle Tegnùe (due persone e un consulente esterno) per la promozione di una zona di immersione con zero garanzie sulle boe di attracco e sull’integrità dei percorsi. Ormai la stagione è compromessa anche per il riposizionamento delle mede in cantiere da oltre un anno che richiedono 90 giorni solo per la riparazione. L’impegno dell’associazione continuerà per la salvaguardia di questo angolo di mare, ma non con responsabilità dirette mie e dei miei collaboratori in pesanti esposizioni economiche». Elisabetta Boscolo Anzoletti ©RIPRODUZIONE RISERVATA


 
   
 
 
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